Il titolo di questo articolo è una delle frasi più famose di Moshè Feldenkrais.

Nel 2020 il movimento è stato fortemente limitato.

Lavoro da casa, la didattica a distanza per i ragazzi, quarantene, palestre e luoghi di cultura chiusi, azioni fisiche, che hanno significati profondi per l’essere umano, come abbracciare, stare vicini, accarezzare, baciare…sono state prima di tutto inibizioni di movimento.

I limiti di spazio e il cambiamento nel vivere la spazialità hanno influito sui nostri pensieri?

In questo tempo di pandemia, quando guardi un film dove la gente si abbraccia, le persone si mischiano nelle folle, fanno un brindisi facendo tintinnare i bicchieri e cantando a squarciagola uno vicino all’altro, magari stretti in un abbraccio, che sensazione provi? Qual è la tua primissima reazione?

Io subito vado in protezione, sospendo un po’ il respiro e irrigidisco i muscoli, come quando ci si prepara per un salto sulla sedia e penso ‘ma che fanno?’. Sono istanti velocissimi subito rimpiazzati da ‘che scema che sono, è un film, non siamo mica nati e cresciuti con la mascherina!’.

Si, in poco meno di un anno, ci siamo abituati a stare lontani e ci sembrano strani, e forse abbiamo un po’ paura, dei più semplici gesti umani di socialità.

Questa esperienza che stiamo vivendo mette in luce il collegamento tra movimento e pensiero. Il pensiero limita il movimento e il movimento, l’esperienza, in qualche modo, fissa il pensiero facendolo diventare la nuova normalità.

I gesti sociali dipendono dal contesto culturale in cui si vive, sono appresi nell’arco della vita, ed è per questo che possono cambiare. Quanti modi di salutare e quindi di metterci in contatto con l’altro, ci sono nel mondo!

Stringersi la mano, mantenere una distanza e unire le mani facendo un inchino, abbracciarsi, baciarsi (una, due, tre volte), strofinarsi il naso e più modernamente fare un piccolo rito danzato in cui le mani si stringono in vari modi ad un certo ritmo per finire con un colpo di petto contro petto dicendosi una frase tipo ‘ ciao fra’ o ‘ciao bro’.

Questi riti creano delle realtà sociali, delle convenzioni per mettersi in contatto con gli altri, un senso di appartenenza ad un gruppo.

Allora ti invito a pensare a qual è il tuo modo di salutare a lavoro, in famiglia o con gli amici.

Inizia ad immaginare il primo momento di contatto con l’altra persona. Qual è il senso che ‘si accorge’ per primo dell’altra persona? La vista, l’udito, l’odorato, il tatto? Cosa cambia nel tuo respiro? Qual è il pensiero che affiora? Che espressione appare sul tuo viso? I piedi rimangono ben appoggiati o si mettono in movimento? Quale parte di te porgi all’altra persona?

Puoi cambiare persona e farti le stesse domande e vedrai che il movimento e il pensiero saranno insieme. Al piacere di vederla il viso si illuminerà e le gambe ti porteranno lì, al fastidio di vederla il tuo viso forzatamente farà un’espressione cortese e manterrai una certa distanza.

Ora prova a fare la stessa cosa ma ‘con la mascherina’, con le restrizioni di questo momento e se erano già presenti ripetilo con tutte le libertà.

Cambiando, da senza a con la mascherina, come sono cambiati i pensieri? Il limite nel movimento ha trasformato il pensiero?

Dopo questo periodo, ci sarà bisogno di riprendere con qualità il modo in cui ci muoviamo, il pensiero ha bisogno di nuovi spazi e di togliere quei limiti che questo 2020 ci ha imposto.

Augurandovi un 2021 di sana libertà e socialità vi invito a scorrere le foto qui sotto con le attività in presenza del 2020.