Vivere non è difficile potendo poi rinascere…

è l’incipit de “L’animale”, celeberrima canzone di Battiato  dell’album Mondi lontanissimi (1985.. una vita fa!)
Ma cosa vuol dire rinascere? 

Nelle mie ricerche, nei miei viaggi, nelle mie letture mi sono imbattuto spesso in concetti come metamorfosi, metempsicosi, reincarnazione, resurrezione, rinascita.

Leonard Orr, il padre del rebirthing, ebbe una nascita piuttosto travagliata: ultimo di sette figli nacque prematuro con tre giri di cordone ombelicale intorno al collo. Dopo aver sperimentato la “vasca di deprivazione sensoriale” (ricordate il film “Stati di allucinazione” -1980 ?) intuì che, mediante alcune tecniche di respirazione era possibile accedere a stati di coscienza superiori e in alcuni casi a rivivere l’esperienza della nascita.    

Nell’esperienza dell’ Inipi (letteralmente “la casa della Madre”), rituale di purificazione praticato fin dall’antichità dal popolo Lakota (e con poche differenze da vari altri popoli anche distanti fra loro) si  ricrea un ambiente buio, caldo, umido e accogliente dal quale al termine del rituale si esce carponi tramite una piccola apertura, chiaro riferimento simbolico ad una nuova nascita 

In qualche modo aria, acqua, terra e fuoco ispirano, permettono e sostengono processi di reintegrazione ed elaborazione dei traumi (anche) legati alla nascita.

In molte cerimonie di iniziazione è previsto di cambiare il proprio nome, proprio per sottolineare che “qualcosa di nuovo” arriva. Nel simbolismo cristiano, il battesimo dissolve nell’acqua l’uomo “vecchio” e lo fa rinascere in Cristo come uomo nuovo.

Nel mondo orientale, varie religioni propongono il modello della ruota come simbolo della vita, della morte e della reincarnazione. Il cristianesimo, dal concilio di Nicea del 325 d.C., preferì la dottrina della resurrezione: una rinascita di corpo e anima in un altro spazio, alla fine dei tempi. 

Tramite ipnosi o tecniche similari e a volte, anche spontaneamente attraverso sogni e altri stati di coscienza molte persone accedono a ricordi che paiono non essere della loro vita attuale. In alcuni casi, oltre ad una soggettiva sensazione di veridicità,  ci sono prove tangibili e inconfutabili che non si tratta di semplici fantasie o stucchevoli invenzioni.

Salvo casi particolari, gli adulti non hanno ricordi della loro nascita, e tantomeno dei primi due o tre anni… I rituali di rinascita potrebbero in qualche modo colmare questa amnesia infantile, ed avere un forte valenza escatologica e motivazionale.

In altre parole se alla nascita siamo troppo coinvolti dal fenomeno e non siamo ancora in grado di ricordare; la partecipazione da adulti a rituali di rinascita ci permette di rivivere con una diversa consapevolezza qualcosa che a tutti gli effetti rimane un grande mistero.

Se da una parte, in un gruppo sociale sano, la nascita di un essere umano può rappresentare un evento gioioso e solare, dal punto di vista di chi arriva è comunque un evento traumatico (se non fosse per altro per il drastico cambiamento di stato da un ambiente ovattato, liquido e buio all’aria e alla luce).

Attraverso la rappresentazione sistemica delle condizioni della propria nascita,in gruppo o in sessioni individuali, spesso si scoprono dettagli, emergono particolari, si stimolano memorie che possono portare all’acquisizione di nuovi punti di vista su di noi, sulla nostra famiglia di origine, sui nostri primi istanti della nostra vita.

Le sensazioni che riceviamo, le informazioni che giungono, l’ambiente che sperimentiamo fin dal nostro concepimento orienterà come una freccia tutta la nostra vita. Tutto questo avviene normalmente nella più totale inconsapevolezza: reazioni, automatismi, schemi di comportamento nocivi, autosabotaggi nascondono solitamente bisogni non palesati, non riconosciuti  e non accettati nostri, dei nostri parenti, del gruppo a cui apparteniamo e dei nostri antenati. 

La natura si muove a cicli e fin dall’antichità gli uomini hanno sentito il bisogno di accompagnare con dei riti lo scandire del tempo, forse per esorcizzare le proprie paure, forse per creare un senso di appartenenza, forse per obbedire a comandamenti inconsci. 

Nel rituale si evoca un mito, un mito che si ripete, sempre uguale, in uno spazio al di fuori del tempo; sta a chi prende parte e a chi officia il rito rinnovarlo e renderlo “vivente” con la propria presenza, la propria attenzione, la propria partecipazione attiva.


Rinascere può anche essere inteso come rivivere la propria nascita, (finalmente) in modo consapevole. 

Rinascere

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