Il termine evoca antichi momenti di condivisione familiare e popolare del mondo agricolo, spesso vero e proprio rituale che racchiude le tradizioni di una famiglia o di un clan e che viene tramandato di generazione in generazione. Vi ricordate la scena della vendemmia del film “A good year” (titolo italiano “Un’ottima annata” di Ridley Scott)?

La raccolta, sia essa manuale o svolta con l’aiuto di macchinari è tuttora un processo cruciale nel mondo agricolo: tempestività e tecnica corretta garantiscono qualità e quantità di cereali, frutta e verdura.

Molte religioni utilizzano questo concetto in modo metaforico, alludendo ad un giudizio (cristianesimo e islamismo: separazione finale del grano e della zizzania) o alla reincarnazione (buddismo, induismo: le nostre azioni sono semi che daranno frutti nella prossima incarnazione) o all’abbondanza e alla gratitudine (Ebraismo: festa dei tabernacoli e festa delle Settimane) 

La parabola del Seminatore che possiamo leggere nel Vangelo di Matteo (13: 1-23) in cui i semi rappresentano gli insegnamenti iniziatici e i terreni rappresentano le possibilità di risposta di ognuno era già presente nel racconto di Buddha del contadino che pianta semi e raccoglie i frutti delle sue azioni e viene ripresa nel Corano: in alcuni versetti (ad esempio la Sura Al-Baqara 2:261) si narra  che le azioni degli uomini possono essere paragonate a semi  che crescono in base alla loro purezza e alle intenzioni con cui vengono seminati.

Quindi la raccolta presuppone che sia stato seminato, e dipende da tanti fattori: quando abbiamo seminato, come, quale terreno abbiamo scelto, in quale periodo, ecc. 

La raccolta è il momento della verità in cui vengono palesati i risultati dei nostri sforzi: possiamo fantasticare su quanto siamo stati bravi a seminare, possiamo investire sui semi migliori, possiamo cercare i terreni più fertili ma solo osservando i frutti potremo avere conferme o smentite, possiamo festeggiare o cercare di comprendere cosa ci è sfuggito, cosa non è andato come sperato.

La parola raccolta deriva dal verbo latino re-colligere che significa letteralmente “raccogliere insieme” o “riunire”; il prefisso “re” significa “di nuovo” o “indietro”. Oltre che in ambito agricolo, è usata per indicare un insieme di oggetti messi insieme, in contesti diversi come il collezionare oggetti simili tra loro, il pubblicare delle opere letterarie a tema, la registrazione di dati sensibili, la richiesta di fondi per organizzazioni e progetti, ecc.

Ogni tipo di raccolta ha le proprie caratteristiche, spesso servono competenze tecniche e professionalità specifiche, oltre che organizzazione e capacità di gestire imprevisti.

Per la crescita personale di ognuno e per comprendere molte nostre dinamiche è importante raccogliere quante più informazioni si può riguardo al nostro albero genealogico e alle condizioni di vita, ai sogni, alle realizzazioni e alle sofferenze dei nostri antenati. 

Anche il ricevere in eredità è in fondo una forma di raccolta: ci troviamo a raccogliere i frutti generati dai semi di chi ci ha preceduto. 

Durante una sessione di Costellazioni Familiari, attraverso la rappresentazione sistemica si raccolgono tutti gli elementi che concorrono alla dinamica che si vuole esplorare. Osservando ciò che scaturisce da questa raccolta, ossia le sensazioni e le emozioni che si manifestano nel campo si hanno nuove opportunità di consapevolezza e di risoluzione. 

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