Cari amiche e cari amici, quest’anno voglio dedicare qualche istante per quella che ho sempre considerato la “retorica di fine anno“: tono lievemente nostalgico, qualche frase ad effetto, qualche successo da celebrare, qualche buon proposito per l’anno nuovo.. e poi vi lascio al vostro panettone!
Ho da poco “riesumato” – è pubblicata nella sezione articoli del mio sito – una tesina di quasi vent’anni fa sull’ipnosi. Nell’introduzione cito un brano di Carlo Michelstaedter, tratto dalla sua tesi di laurea “La persuasione e la retorica” (1910), scritta pochi mesi prima di togliersi la vita (lascerà un disegno sulla copertina della sua tesi: una lampadina ad olio con la scritta ἀπέσβεσθην – io mi spensi)
Mentre l’anno volge al termine, è naturale tirare le somme e riflettere su ciò che è stato. Ma questa non è solo un’occasione per ricordare eventi e traguardi; è un momento prezioso per guardarci dentro, per chiederci chi siamo oggi rispetto a chi eravamo un anno fa.
Domande, valutazioni, considerazioni si alternano sullo schermo della mente: Sto raggiungendo i miei obiettivi? Sono gli obiettivi che volevo per me? Sono in pace? Sto crescendo? Sto migliorando?
A volte corriamo così tanto dietro a ciò che pensiamo “dovremmo” fare, che dimentichiamo di fermarci e chiederci: Mi sento vivo? Sono contento di essere vivo? Sono grato di essere vivo? Sto capendo qualcosa?
La mente è li.. un po imbarazzata dal tempo che passa, ma allo stesso tempo sollevata dal fatto che il tempo c’è.. e si fa sentire: se non ci fosse il tempo la mente non esisterebbe, per lo meno non esisterebbe per come siamo abituati a percepirla. Praticamente la totalità dei nostri pensieri e delle nostre azioni è indissolubilmente legata allo scorrere del tempo.
Se da una parte il tempo ha (anzi è) una dimensione oggettiva per eccellenza, la percezione del suo scorrere varia con l’età, lo stato d’animo, le emozioni che proviamo, le azioni che compiamo. In situazioni in cui prevalgono tristezza e ansietà il tempo sembra scorrere lentissimo; se siamo in compagnia di persone che che ci ispirano gioia ed armonia, o se siamo impegnati in attività piacevoli e stimolanti il tempo sembra volare!
Quindi anche un anno, (meno di un cinquantesimo della mia vita) sembra essere un tempo breve e limitato, ma allo stesso modo è fatto di centinaia di giornate, tutte diverse una dall’altra. Spesso si tende a fare delle sintesi (anche perchè non riusciamo a ricordarci tutto istantaneamente) e inevitabilmente si perdono dei pezzi importanti. E ancora ci sono eventi, situazioni, istanti che è impossibile dimenticare, che anzi, se mi concentro mi sembra di aver vissuto poco fa, tanto il ricordo è vivo.
Molte persone che hanno avuto esperienze NDE (near death experience, esperienze di pre-morte) raccontano di aver rivissuto tutta la loro vita in pochi istanti ed è esperienza abbastanza comune risvegliarsi da un sonno di pochi minuto e aver la sensazione di aver sognato per ore, o addirittura per giorni.
La parola sogno ha in realtà due accezioni un po diverse: da una parte il “sogno” come fenomeno che avviene nello stato di sonno (la fase rem, ecc.), dall’altra il “sogno” come aspirazione, desiderio, obiettivo.
E’ sicuramente molto curioso e può far riflettere il fatto che la stessa parola abbia due significati apparentemente distanti.. la realtà è che molte persone dimenticano sia i propri sogni “fisiologici”, sia le proprie aspirazioni!
In questo momento di ricapitolazione dell’anno passato possiamo immaginare che una parte di noi ci chiede: “E i tuoi sogni? Li ricordi? Li insegui ancora, o li hai dimenticati in un angolo, coperti dalla polvere delle responsabilità quotidiane?” A volte basta fermarsi e ascoltarsi per riscoprire ciò che ci fa brillare gli occhi.
Un altro aspetto importante è il nostro rapporto con il passato. Abbiamo fatto pace con le nostre ferite? O le portiamo ancora con noi, permettendo loro di influenzare il nostro presente? Gli eventi traumatici, specialmente quelli dei primi anni di vita, hanno un impatto profondo su chi siamo oggi. Molti di noi si trovano intrappolati in routine e ripetono meccanicamente vecchi schemi; in qualche modo si ricreano la situazione traumatica per ridare la stessa risposta e rimanere perennemente incastrati, come fosse un videogioco nel quale non sappiamo come accedere al livello successivo.
Ripensando all’anno appena trascorso: ci sono stati momenti che ci hanno ferito, o forse hanno riacceso dolori antichi. Possiamo scegliere di ignorarli, di nasconderli dietro la frenesia del quotidiano, ma queste ferite continueranno a influenzarci, a bloccare il nostro cammino finché non decideremo di affrontarle. Farlo non significa vivere nel passato, ma liberarsene, e riprendere i nostri “pezzi di anima” e poter riprendere il nostro cammino più integri e ritrovare il nostro posto.
Ogni movimento che riprendiamo, ogni emozione accolta, ogni parte vista e ascoltata è un passo verso una vita più autentica, consapevole, libera e felice.
Il passato non si può cambiare, ma si può (ri)esaminare, si può revisionare, si può accettare, si può comprendere.. e poi lasciar andare, che non significa dimenticare, ma al contrario onorare e ringraziare per tutto ciò che ci ha insegnato.
Nel mondo sciamanico da secoli si tramandano e si praticano i rituali della “caccia all’anima” e della “ricapitolazione”: una saggezza millenaria che oggi in qualche modo stiamo riscoprendo. Ci sono molte strade, e ognuna è unica. La meditazione – Osho ne ha enumerati più di 100 tecniche -, è un’arte antica come l’uomo e ci insegna ad essere presenti, a diventare osservatori, a non essere in balia delle emozioni e degli eventi esterni.
Le costellazioni familiari ci offrono uno spazio per poter esprimere, comprendere e risolvere dinamiche profonde che ci legano al nostro sistema familiare, mediante una rappresentazione in cui possiamo essere finalmente spettatori.
Il counseling, invece, ci guida in un dialogo autentico con noi stessi, per scoprire risorse che non sapevamo di avere. Il coaching ci offre delle strategie per raggiungere dei risultati pratici; la comunicazione non violenta o empatica ci mette in contatto con i nostri veri bisogni..
Ogni giorno si (ri)scoprono tecniche che utilizzano il movimento corporeo, il respiro, la danza, la musica, il contatto con l’altro e/o il contatto con gli elementi.
Insomma.. c’è l’imbarazzo della scelta! Un’abbondanza e una varietà che ricorda quella che troviamo sui tavoli apparecchiati di questi giorni di festa.
In fin dei conti, il viaggio verso noi stessi è il più grande dono che possiamo farci.
Non importa quale strada scegli: ognuno sa, nel profondo, qual è la strada giusta per lui. Ciò che conta è iniziare e perseverare, alla ricerca della propria verità, superando prove e ostacoli, senza mai fermarsi. Ogni giorno è un’opportunità per crescere, per prendersi cura di se stessi, per abbracciare il nuovo con fiducia e gratitudine…e continuare il proprio viaggio.
Buon anno! 🌟⭐
(Newsletter per Spazio UP – 31 Dicembre 2024)