La parola è di origine celtica, e col tempo si è diffusa anche più di altre parole latine come  iter, cursus, ambulatio, via,  tuttora presenti nella lingua italiana.

Dal suo significato più letterale e pratico di muoversi a piedi per una strada o un sentiero si è passati ad una accezione con sfumature culturali e filosofiche

In senso figurato è sinonimo di progresso, sviluppo, avanzamento; in un senso anagogico esprime la possibilità di un percorso evolutivo (cammino spirituale,  iniziatico)

Molte tradizioni religiose propongono tra le loro pratiche la partecipazione a pellegrinaggi, viaggi spirituali lungo itinerari significativi anche da un punto di vista storico o antropologico.

Tutti conoscono il cammino di Santiago, che tocca Francia, Spagna e Portogallo; anche in italia ci sono vari percorsi come la Via Francigena (Canterbury-Roma), Cammino di San Francesco (Assisi), Cammino di Sant’Agostino (Milano-Pavia), Cammino di San Benedetto (Norcia-Montecassino), Cammino di Santa Rita (Cascia-Roccaporena), via degli Abati (Vercelli-Varallo), via degli Dei (Bologna-Firenze), Cammino di Oropa.

Nel Medioevo, essere un pellegrino voleva dire abbandonare la propria casa e la propria cerchia familiare per intraprendere un’avventura indimenticabile e trasformativa. Pericoli, disagi, privazioni e incertezze erano i compagni di questo viaggio che poteva anche essere senza ritorno. Per alcuni diventava uno stile di vita (perpetua peregrinatio), a metà tra nomadismo e spirito missionario. 

In certe situazioni il camminare a piedi (anche scalzi) era proposto, visto e forse vissuto come una penitenza.

Oggi anche la medicina ufficiale riconosce i benefici del muoversi regolarmente a piedi: dal miglioramento cardiovascolare al rafforzamento muscolo-scheletrico, all’attivazione del sistema immunitario, alla prevenzione di dolori articolari. 

La medicina naturale ci invita a camminare a piedi scalzi, con l’intento di ristabilire un contatto con la Madre Terra e poter ricaricare le nostre energie sottili; i medici macrobiotici sostengono che camminare velocemente in salita attiva le nostre risorse corporee di autoguarigione.

Neuroscienziati e psicologi cognitivi stanno indagando sulla relazione tra il camminare e il riequilibrio degli emisferi cerebrali, l’aumento delle facoltà cognitive, l’umore e la salute mentale.

Può un’azione fisica provocare un’evoluzione spirituale? La risposta ultima è certamente personale e variabile da individuo a individuo: dipende dall’intenzione di chi compie l’azione, dalle sue convinzioni e credenze, dalle sue esperienze pregresse, dalla sua preparazione, dalla sua disponibilità e sensibilità.

Indubbiamente la possibilità di contemplare paesaggi naturali può far nascere una maggior consapevolezza di far parte di qualcosa di più grande. Il poter rimanere in movimento all’aria aperta per diversi giorni, lontani (almeno fisicamente) dalle occupazioni consuete e dalle vicissitudini quotidiane non può che portare un generale miglioramento delle proprie condizioni psicofisiche.

Il mettersi in cammino ha una forte valenza metaforica e simbolica: se arrivo alla meta, con la giusta fatica, la perseveranza necessaria e l’intento preciso, comunico al mio inconscio che ce la posso fare, posso raggiungere qualsiasi meta, purchè abbia una idea ben definita e sia disposto a metterci l’impegno e la costanza richiesta. E spesso è il viaggio stesso il momento più esperienziale, in cui avvengono trasformazioni, in cui vengono acquisite nuove conoscenze, in cui si sperimentano nuove modalità; la meta è solo un necessario pretesto.

Del resto un simbolo è proprio questo (deriva da συμβάλλω = mettere insieme), è un modo per circoscrivere, ricordare e tramandare una conoscenza che si è  acquisita. E chi lo realizza in pratica, compie un atto rituale che a sua volta rafforza e vivifica il simbolo (creando un eggregore).

Il calice che gira e la coppa che brilla,
non sono che simboli del nostro viaggio terreno.
Ogni goccia che beviamo è un passo avanti,
verso l’ignoto che ci attende al termine del cammino.

Omar Khayyâm
(poeta, filosofo, matematico e astronomo Iraniano, 1048-1131)

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