Ripartire è più facile che partire per la prima volta: c’è una traccia segnata, si conosce già il punto di partenza e i primi passi anche se non necessariamente si conosce il punto di arrivo.

Il momento di una nuova partenza porta in sé una ricchezza di stati d’animo che possono spaziare dalla paura e dall’aspettativa  al recupero del ricordo e all’elaborazione, il tutto sostenuto da una singolare progettualità.  In generale l’atmosfera si fa più elettrica, momenti di tensione si alternano a momenti di euforia,  si percepisce una maggiore intensità che può portare anche ad una maggior consapevolezza di sé.

Il momento in cui si parte è comunque fondamentale:  indipendentemente da come le cose andranno, se non ci fosse quella partenza non ci sarebbe poi nessun altro momento del viaggio..

La partenza porta anche in sé il concetto di lasciare il vecchio, il conosciuto per dare spazio al nuovo, all’inesplorato: così quando si è ragazzi  la spensieratezza delle vacanze lascia il posto all’impegno di un nuovo anno scolastico; quando ci si incammina verso mete sconosciute  i tracciati quotidiani cedono il passo alla scoperta di nuovi percorsi e le abitudini e la routine casalinga si aprono ad integrare nuove usanze e si vestono nuovi abiti.

Il ripartire rimanda al concetto di ciclo e in effetti molto nella nostra vita si svolge a cicli: le giornate o le stagioni sono un esempio anche troppo scontato ma se ci prestiamo attenzione in ogni nostra attività è possibile identificare un inizio embrionale, seguirne  il compiersi dei primi passi, osservarne lo sviluppo e il consolidarsi per poi terminare e diventare memoria e ricordo o trasformarsi in qualcos’altro… ovviamente la durata delle diverse fasi varia significativamente da attività ad attività, ma sempre si può riconoscere questo andamento circolare o elicoidale.

La ciclicità fa pensare anche alla ritualità intesa come un un insieme di atti che si ripetono. Spesso si cita la ritualità sottintendendo l’ambito religioso: si usano degli appositi paramenti, si pronunciano delle frasi stabilite, si compiono dei passi o dei gesti precisi.. ma rituale può essere  anche prendersi un caffè a metà mattina piuttosto che fare una passeggiata prima di cena, o il modo in cui disponiamo gli oggetti sul tavolo prima di una riunione importante o come prepariamo o disfiamo i nostri bagagli.

La ripetitività del rituale dà sicurezza, senso di appartenenza e in qualche modo orienta lo spazio e trascende il tempo, ci aiuta a focalizzarci sui nostri obiettivi e a gestire le nostre emozioni.

Una analisi più attenta e meno superficiale di situazioni rituali non può non cogliere un altro aspetto: in realtà ogni momento di un rituale, come della nostra esistenza è unico e irripetibile: le persone cambiano, le circostanze si avvicendano, i tempi mutano. Quello che è vero e scontato oggi, ieri sembrava improbabile e domani potrà essere superato.

È vitale saper cogliere le singole originalità all’interno di uno schema che sembra ripetersi. Indubbiamente è utile e spesso indispensabile adottare una visione sintetica che permette di inquadrare il problema, ma per elaborare delle strategie soddisfacenti conviene lasciarsi guidare dall’intuizione, che ci farà cogliere dei particolari importanti, ogni volta diversi.

Anche nelle rappresentazioni sistemiche usate nelle Costellazioni familiari ci sono pattern che si ripetono spesso (il figlio / la figlia che prende il posto del genitore mancante vicino a sua madre / suo padre; genitori che non avendo ricevuto amore dai loro genitori non riescono a trasmetterlo ai propri figli; soggetti che per ricordare un parente mancato ne rivivono le sue vicissitudini; segreti o patti che vengono inconsciamente portati avanti di generazione in generazione a scapito della propria felicità/realizzazione, ecc.).

Con un po’ di esperienza è piuttosto facile individuare i meccanismi che bloccano, rendono schiavi e  allontanano dalle personali aspirazioni, impedendo la concretizzazione dei propri sogni; più misterioso  realizzare quale approccio può essere più adeguato, quali parole essere più indicate, quali metafore più appropriate per poter essere vicino, far comprendere e poter aiutare la persona con la quale stiamo lavorando.

E in questo mistero c’è ogni volta un partire e un ripartire: si esprime la situazione, si scelgono i rappresentanti, si crea la scena, si osservano i movimenti, si ascoltano le parole  espresse e i silenzi..

E all’interno dello schema conosciuto, si riparte, ogni volta, da se stessi, dal proprio sentire, dalla propria esperienza, con umiltà, con senso di inclusione, con curiosità e spirito di servizio; senza pensare di aver capito, senza pretendere di avere le risposte, senza cercare l’effetto spettacolare o il lieto fine ma stando con semplicità nell’ascolto di quello che c’è.

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