Bert Hellinger (1925-2019) è stato uno psicoterapeuta tedesco, noto per aver sviluppato il metodo delle costellazioni familiari, un approccio terapeutico che esplora le dinamiche nascoste nei sistemi familiari e relazionali. 

Dopo un’esperienza di vita ricca e complessa, inclusi anni come missionario e insegnante in Sudafrica, Hellinger ha unito la sua formazione psicoanalitica con la fenomenologia e la sistemica, dando vita a una visione innovativa delle relazioni umane. 

Le sue considerazioni sugli Ordini dell’Aiuto rappresentano un vademecum prezioso non solo per chi si approccia alle Costellazioni, ma per chiunque sia impegnato in relazioni terapeutiche, formative o assistenziali.
 in quanto guida verso un approccio .

Hellinger identifica sei ordini principali dell’aiuto, che delineano principi fondamentali per offrire un supporto rispettoso, efficace e consapevole, senza cadere in dinamiche dannose o controproducenti.

1. Dare solo ciò che si ha a chi ne ha davvero bisogno
Il primo ordine sottolinea l’importanza di offrire un aiuto autentico e basato sulle proprie risorse reali. Non si può dare ciò che non si possiede, né è utile fornire supporto che il destinatario non necessita. Questo principio invita alla consapevolezza sia delle proprie capacità che dei veri bisogni dell’altro, evitando di creare dipendenze o situazioni di squilibrio.

2. Aiuto rispettoso delle circostanze e della realtà
Ogni aiuto deve tenere conto del contesto in cui la persona si trova, rispettando i limiti della sua situazione e la sua capacità di affrontare le difficoltà. Nessuno può sottrarsi completamente al proprio destino, e l’aiutante deve essere consapevole che non è suo compito “salvare” o risolvere tutto. Un aiuto efficace è quello che si integra armoniosamente nella realtà dell’altro, senza forzarla.

3. Relazione tra persone adulte
L’aiuto efficace avviene tra pari, evitando dinamiche di superiorità o infantilizzazione. Hellinger sottolinea l’importanza di evitare il transfer (proiezione dei propri sentimenti sull’altro) e il controtransfer (reazioni inconsce dell’aiutante). Se necessario, si può temporaneamente “sostituire” l’altro in un momento di difficoltà, ma sempre con l’obiettivo di restituirgli piena autonomia.

4. Prospettiva sistemica e collettiva
L’aiuto non riguarda mai solo l’individuo, ma il suo intero sistema di relazioni, famiglia e connessioni. Ogni intervento deve tenere conto delle dinamiche più ampie, cercando di includere e armonizzare tutti i membri del sistema. Includere, anziché escludere, è la chiave per una guarigione duratura e per ripristinare l’equilibrio.

5. Assenza di giudizio e riconciliazione
Per aiutare veramente, è fondamentale astenersi dal giudicare, non solo la persona che si vuole supportare, ma anche tutti gli altri componenti del suo sistema. Il giudizio crea distanza e impedisce una comprensione profonda. Al contrario, la riconciliazione e l’accettazione delle situazioni come sono, senza volerle cambiare a tutti i costi, aprono la strada alla vera trasformazione.

6. Nessun rimpianto né ricerca ossessiva di risposte
Chiedersi continuamente “perché” una situazione è accaduta può diventare un atteggiamento infantile e bloccante. L’aiuto maturo si concentra sul presente e sulle soluzioni, evitando di perdersi in rimpianti o analisi inutili. Il passato è accettato per quello che è, come parte del destino di ciascuno, e l’energia viene diretta verso il movimento e il cambiamento.

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