Quando si pensa agli antenati spesso ci si immagina persone vissute in un mondo diverso dal nostro, più “indietro” non solo considerando l’asse del tempo, ma anche il livello tecnologico e forse la capacità di pensiero. 

Indubbiamente, per molti versi, i nostri nonni e i nonni dei nostri nonni avevano mediamente una vita fisicamente più faticosa e intensa della nostra, avevano meno opportunità, meno conoscenze scientifiche,  meno aspettative.. 

Quando si parla di civiltà, sviluppo, ecc..ci sono vari aspetti che non vengono presi in considerazione: ad esempio la capacità di integrazione e l’uso consapevole delle risorse che si hanno a disposizione:  – cosa in cui senza dubbio il mondo moderno è, ad essere benevoli, carente..

I bisogni fondamentali sono sempre gli stessi: sopravvivenza, sicurezza, relazioni, riconoscimento, realizzazione.
Il contesto cambia, la società cambia, i tempi, i luoghi, le condizioni esterne cambiano, ma le domande fondamentali rimangono le stesse. 

Ogni persona ha un modo molto personale di percepire la realtà, di affrontare le difficoltà, di sentire e soddisfare i propri bisogni, di definire e realizzare i propri obiettivi.

Tanto più un individuo rivolge lo sguardo e le sue energie dentro di sè, tanto più scoprirà, accetterà e onorerà la sua unicità. Questo processo, questo cammino, questo “lavoro” non cambierà nella sostanza:  muovendoci nello spazio e nel tempo ci potranno essere delle differenze, mai sostanziali, nella forma.
Possiamo sentirci molto più “vicino” e molto più in sintonia con un “antenato” che con alcuni nostri contemporanei.

Trovo molto suggestivo percorrere una strada considerando che sto camminando su un territorio dove hanno vissuto i nonni dei nonni dei nostri nonni..

Si intuisce quanta forza ci può essere in ciò che viene chiamato “tradizione” (letteralmente portare, consegnare oltre),  molto vicino al concetto di eredità (nel diritto romano la parola traditio era usato proprio per indicare il passaggio di proprietà di un bene mobile o immobile). 

Gli antenati sono persone come noi, sono solo nate prima di noi: sono cresciute, sono cadute, si sono rialzate, hanno pianto, hanno riso, hanno vinto, hanno perso, hanno amato, hanno sofferto.. proprio come noi. Certo, i costumi sociali, le convenzioni, le modalità pratiche possono essere molto diverse, così come anche adesso, se cambiamo continente, ma a volte anche solo paese, quartiere o città, possiamo incontrare persone che hanno consuetudini e maniere dissimili dalle nostre.

I nostri progenitori, i nostri arcavoli sono nati e sono morti prima di noi, hanno vissuto la loro vita (con le loro gioie e le loro incertezze) proprio come noi stiamo vivendo la nostra; loro hanno però un vantaggio: ora sanno “come va a finire”… e  – proprio come noi -, finché sono stati in vita non sempre hanno avuto chiarezza, hanno commesso errori, hanno fatto e hanno subito ingiustizie e, in ultima analisi, hanno fatto quello che potevano, hanno fatto del loro meglio per lasciarci quello che ci hanno lasciato.

Un’esperienza che di solito viene proposta a chi si avvicina alle Costellazioni Familiari è quella di rappresentare (nella mente o con degli oggetti) se stessi posizionati davanti ai propri genitori. Successivamente si inseriscono i quattro nonni su una seconda fila, subito dietro ai genitori, e poi gli otto bisnonni su una terza fila e i sedici trisavoli su una quarta, e così via.. ad ogni generazione il numero degli antenati raddoppia e alla decima generazione siamo già a più di mille parenti.. 

In qualche modo dobbiamo a ciascuno di loro il nostro essere così come siamo e non solo: considerando le ricerche dell’epigenetica e tenendo conto di tutte le influenze che ogni persona riceve non solo direttamente dai suoi parenti, ma da amici, insegnanti, compagni, vicini e qualsiasi altra persona significativa,  possiamo sentire un senso di fratellanza “reale” con tutta la famiglia umana e considerare gli antenati come i nostri padri.

Con questa immagine davanti agli occhi ci si rende conto di quanto quel senso di malcelata superiorità che può manifestarsi sentendo la parola antenati non può che scaturire da considerazioni intellettualoidi manchevoli, superficiali e infantili. 
Scendendo nel cuore si comprende e si avverte una parità a livello animico ed anzi a livello umano ci si sente molto più piccoli, dal momento che noi, appunto, siamo arrivati dopo.

Rivolgere il nostro sguardo amorevole, il nostro pensiero affettuoso, la nostra gratitudine agli antenati ha un senso perché i nostri progenitori hanno già vissuto molte delle nostre difficoltà e possono essere per noi fonti di ispirazione.

Così come un bambino, di fronte alle difficoltà, chiede a chi è più grande di lui e poi, una volta diventato  adulto potrà mettere in discussione la risposta ottenuta ed eventualmente migliorarla o integrarla, così noi adulti possiamo rivolgerci con rispetto e benevolenza ai nostri antenati e chiedere la loro benedizione, sicuri che loro ci possono capire, perchè si sono già trovati in situazioni come le nostre.

Nella pratica delle Costellazioni Familiari si osserva spesso come problematiche irrisolte da membri delle generazioni precedenti vengono portate avanti (traditio) fino ai giorni nostri..

Con la comprensione, l’accettazione, l’apertura, l’umiltà e la pratica… le risoluzioni arrivano nell’attenzione, nell’osservazione, nell’ascolto.

Spesso si scoprono segreti inaspettati e destabilizzanti; verità sepolte e taciute vengono finalmente espresse, esseri e situazioni emarginati e dimenticati vengono finalmente onorati e visti per come sono, senza giudizio.

Una volta abbracciata la situazione, una volta perdonato il torto e una volta mostrato il nostro pentimento, potremo finalmente intraprendere nuove strade evitando di ricadere nelle stesse voragini e anzi potremo raggiungere obiettivi importanti per noi.
Agendo in questo modo onoriamo anche tutti quelli che, prima di noi, non ce l’hanno fatta e compiamo il nostro destino. 

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